La mia passione per la sartoria nasce a Napoli: i miei abiti sono tutti di De Cesare. Il bello di certa sartoria napoletana è che l’artigianalità si vede ancora: i sartini napoletani cuciono con ago e filo, e i piccoli difetti vanno considerati pregi. Le mie prime cravatte sono tutte di Marinella, il primo amore in fatto di cravatte non si scorda mai.
AndreaTortora della Corte
Napoletano di crescita e milanese d’adozione, unisce la professione di avvocato a una grande passione per la moda; parte del suo business è legato ai giovani stilisti emergenti.

Né puoi scordare le tue origini, in nessun modo: prendi il Grand Caffè Gambrinus – per generazioni di napoletani è stato l’unico caffè possibile. Ci andava anche la bisnonna di mia nonna, Mariasole Giovene di Girasole; era una delle donne più belle di Napoli, e tutti andavano lì per vedere lei. Anche per quanto riguarda il cibo premio la qualità artigianale: per me non esiste altra mozzarella che quella del Caseificio Fierro – ogni volta che torno da Napoli me ne porto dietro almeno un chilo da regalare ai miei amici di Milano. Spesso mi sento chiedere dove si mangia la pizza migliore, e la mia risposta è sempre la stessa: da Michele. Nessuno si aspetti un locale elegante, però: lì ti servono la pizza su un foglio di carta, e solo di due tipi: napoletana e marinara. Anzi, in realtà esiste anche la variante napoletana con doppia mozzarella.
Venendo alla scena culturale, mi sento di indirizzare il potenziale turista verso il suo cuore pulsante: il Teatro San Carlo. È qui che ha preso corpo la vera musica napoletana, quella che, diversamente dalla successiva tradizione neomelodica, ha saputo esprimere al meglio la voce sanguigna della gente di strada. Ricordo ancora la volta in cui ci ho visto un musical spettacolare, Scugnizzi: nel pubblico c’era anche Carlo Azeglio Ciampi.